Come coltivare il carciofo dalla scelta e preparazione del terreno al raccolto, dalla semina alle pratiche colturali: irrigazione, concimazione, pacciamatura e rincalzatura.
Il carciofo, pianta perenne sempreverde dalle numerose proprietà nutritive e medicinali utilizzata in Italia sin dal Rinascimento, cresce spontanea nelle zone temperate.
Da essa sono originarie anche le specie coltivate dall'uomo. Si differenziano per forma, grandezza e periodi di coltivazione. Ne esistono diverse varietà, come:
Degli esemplari che fanno capo alla stessa pianta quello apicale è il più grande e pregiato. La parte ad uso alimentare, che si trova alla sommità del carciofo chiamata “rosetta”, è il “capolino”, la cui produzione si verifica a fine inverno-inizio primavera. |
La pianta di carciofo predilige un clima mite, asciutto, non troppo caldo né troppo freddo, abbastanza piovoso, con temperature che non scendano al di sotto degli 0 gradi e non salgano troppo al di sopra dei 25 gradi per evitare il manifestarsi di fisiopatie indesiderate. Il clima mediterraneo è dunque ottimale per questa pianta.
La pianta di carciofo predilige un terreno leggero e drenato, a medio impasto, opportunamente preparato (vangato e fertilizzato) alcuni mesi prima della semina o l'interro dei polloni, anche se può sopravvivere nei terreni più vari, con composizione argillosa, torbosa e persino salmastra, e resta produttiva per circa 6-7 anni.
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Le carciofaie si possono realizzare sia per seme, ma è sconsigliato perché l’attecchimento è molto difficile, sia interrando le gemme, chiamate anche “carducci”, che si sviluppano alla base del fusto e si raccolgono con alcune radici per permetterne l’attecchimento.
Inoltre, è possibile interrare gli ovuli, ovvero i carducci disseccati, dopo averli fatti rinvenire lasciandoli inumidire per un paio di giorni.
Carducci e ovuli devono essere piantati ben in profondità nel terreno, 20 cm. circa, distanziandoli di 70-80 cm circa lungo la fila.
Al fine di rendere confortevole sia la coltivazione che la raccolta, le carciofaie vengono realizzate in filari distanziati tra di loro di circa 80-100cm.
La messa a dimora dei carducci può avvenire alla fine dell’autunno o alla fine dell’inverno- inizio primavera dell’anno successivo, in funzione della zona climatica, ed in particolare della previsione di eventuali gelate durante la fase di germinazione. L’interro dei carducci avverrà rispettivamente a fine autunno in presenza di un clima mite e all’inizio della primavera successiva in presenza di un clima rigido, mentre gli ovuli verranno interrati a fine estate. All’interro sia dei carducci che degli ovuli segue un’adeguata irrigazione per compattare il terreno.
Scegliendo di prendere in considerazione le fasi lunari, la messa a dimora dei carducci dovrebbe avvenire “con luna calante”
La raccolta inizia ad ottobre e termina a maggio-giugno, anche se i tempi possono cambiare a seconda della varietà e della modalità d irrigazione utilizzata, e dura da 15 ai 25 giorni.
A seconda della varietà della pianta, dell’età e della grandezza della carciofaia si possono raccogliere dai 4 ai 20 capolini per pianta. La raccolta si effettua a mano, con forbici o coltelli. La raccolta meccanica è sconsigliata per non intaccare la qualità dei capolini, che devono essere tagliati lasciando 5-10 cm. di peduncolo per aumentarne la produttività.
In seguito alla raccolta e a produzione ultimata, cioè al seccarsi delle piante, si passa alla “dicioccatura”, cioè all’eliminazione degli steli da cui sono germogliati i capolini. In seguito alla disseccatura, tra maggio-giugno, la pianta di carciofo va a riposo finché il clima non permette l’inizio di un nuovo ciclo produttivo con il “risveglio della carciofaia”.
Un terreno poco drenato può favorire la presenza di patologie fungine e lumache. Le carciofaie possono essere attaccate da arvicole, o ratti d’acqua, che si nutrono delle gemme e possono essere allontanati attraverso l’utilizzo di esche avvelenate.
Ricordiamo, infine, gli afidi, nottua del carciofo, depressaria, vanessa, da eliminare con antiparassitari.
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