Come coltivare le fave dalla messa a dimora del seme alla raccolta del baccello, dalle condizioni climatiche ottimali alle cure dagli attacchi da parte di parassiti animali e vegetali, alle cure colturali.
La fava è un ortaggio che viene consumato crudo con pancetta affumicata, salumi e ricotta salata (almeno dalle nostre parti: abito in Campania) o a zuppa, spesso mista ad altri legumi come i cugini piselli. Pianta annuale, originaria dell’Asia, nel nostro paese da moltissimi secoli viene coltivata un po’ ovunque. Raggiune un’altezza prossima al metro, mentre il frutto è formato da un baccello lungo 15-25 cm circa, contente mediamente 5-8 semi. In funzione della grandezza del seme ne vengono coltivate 2 varietà: una prima caratterizzata da un seme grande, annoverata tra gli ortaggio, ed una seconda con il seme molto più piccolo consumata come foraggio. Tra le varietà maggiormente diffuse troviamo: la Super Aguadulce, la Sciabola verde, la Reina bianca, specie precoce, la Quarantina, ecc.
E’ una pianta poco esigente che si adatta alle diverse zone climatiche da quelle costiere a quelle meno temperate del Centro e Nord Italia. Ciò nonostante, assicura la migliore resa in presenza di un clima costiero. Sopporta abbastanza bene il freddo, anche con temperature che scendono di alcuni gradi al di sotto delle zero, ma soffre il caldo. In pratica, teme sia il gelo che la siccità.
La fava è una pianta non particolarmente esigente dal punto di vista nutrizionale e quindi circa la qualità del terreno, che anzi contribuisce a fertilizzare per le successive colture primaverili. Predilige un terreno drenato anche se in parte argilloso e non particolarmente fertile. Un terreno ricco di calcio non sensibile ai ristagni idrici. Il terreno deve essere opportunamente preparato ossia vangato con l’ausilio della zappa o motozappa ad un profondità di 30-40 cm, spianto con il rastrello, e liberato dalle erbe infestanti. E’ questa un’operazione da fare con un certo anticipo rispetto al momento della semina.
La semina, nelle zone climatiche temperate calde, può essere attuata a scalare durante l’intera stagione autunnale - inizio inverno. Ciò assicura il raccolto già a partire dal mese di aprile, mentre nelle aree con un clima continentale particolarmente freddo è preferibile procedere alla semina a fine inverno-inizio primavera.
La durata del ciclo di produzione per la semina primaverile si dimezza rispetto alla semina autunnale. In pratica, per il raccolto si passa dai sei ai tre mesi circa a partire dalla semina.
Dal punto di vista operativo, si preferisce piantare le fave direttamente nella dimora definitiva creando filari distanti tra di loro 50-80 cm circa per facilitarne il raccolto e lasciare alla pianta lo spazio sufficiente per il naturale sviluppo.
In ogni buchetta profonda 5-6 cm, da realizzare con un punteruolo di legno, devono essere interrati 2-3 semi. In pratica, ad ogni cespuglio bisogna assicurare circa mezzo mq di terreno.
Per accelerare la germinazione è consigliabile tenere i semi a bagno per qualche giorno.
Le piantine fanno la loro comparsa trascorse poco meno di 2 settimane dall’interro dei semi.
Volendo tener conto delle fasi lunari, la semina delle fave dovrebbe avvenire “con luna crescente”. |
Bisogna procedere ad una delicata irrigazione subito dopo aver interrato i semi, facendo attenzione a non alterarne la distribuzione. In attesa del raccolto la frequenza e l’intensità degli eventuali non potranno che dipendere dalla stagione, dalle condizioni climatiche, dai periodi di siccità più o meno lunghi.
Per la coltivazione delle fave risultano sufficienti i residui delle concimazioni delle colture precedenti, non sono previsti ulteriori interventi fertilizzanti durante l’intero ciclo di produzione. Le radici con il loro apporto di azoto e gli steli tritati e interrati contribuiscono alla fertilizzazione del terreno per le successive colture primaverili, mentre la coltura nel suo complesso contribuisce a tenere lontane le erbe infestanti in attesa delle semine primaverili. Infatti, il ciclo di produzione delle fave inizia in autunno e termina con la primavera successiva, quando si procede all’impianto della gran parte degli ortaggi.
Da quando le piantine raggiungono l’altezza di 15-20 cm è opportuno procedere periodicamente ad interventi di cimatura in modo da stabilire un giusto equilibrio tra vegetazione e produzione e contenere lo sviluppo degli afidi che attaccano la parte apicale della pianta.
Per la pianta di fave riveste un ruolo importante la rincalzatura (rimozione del terreno tra le file da accumulare ai piedi delle piante), per difenderle dal freddo e contribuire a liberarle dalle erbacce. Interventi da iniziare non appena le pianta avranno raggiunto un’altezza che consente di non danneggiarle (20-25 cm circa).
Non meno importanti sono i periodici interventi di sarchiatura (lavorazione superficiale del terreno) che nel mentre migliorano l’ossigenazione del terreno e la permeabilità, contribuiscono, come la rincalzatura, alla rimozione delle erbe infestanti, operazione da completare manualmente. Se la zona di coltura è particolarmente ventilata potrebbe risultare necessario sostenere le piante più appesantite (dal peso dei frutti maturi) con appositi tutori. La coltivazione di fava può essere abbinata con successo a quella delle patate (cosiddetta tecnica della consociazione).
Per il raccolto bisogna attendere circa 180 giorni dalla semina autunnale, ossia si possono raccogliere le prime fave con l’arrivo della primavera, periodo di attesa che si dimezza con la semina primaverile.
Il raccolto è scalare, si comincia dalle fave che hanno sviluppato un baccello sufficientemente maturo. Per consumarli freschi bisogna approfittare del momento giusto. I baccelli potrebbero essere troppo grandi e quindi duri e insapori o troppi piccoli, teneri ma amarognoli. E’ possibile raccogliere 5-7 kg di fave fresche per ogni 10 mq circa di terreno. Per la conservazione le fave fresche possono essere congelate.
Il campo di fave deve essere falciato a fine estate quando arbusti e baccelli diventano secchi. Questi ultimi vengono sgusciati e recuperati con la trebbiatura manuale o meccanica (vavillo o trebbiatrice). Il vavillo, attrezzo agricolo in auge nelle aziende agricole nella prima metà del secolo scorso, è formato da due bastoni di legno, uno cilindrico lungo circa 2 m del diametro tale da assicurare una confortevole impugnatura ed un secondo lungo 60-70 cm di diametro leggermente maggiore e una forma lievemente conica da battere sugli arbusti sistemati sull’aia (cortile casa colonica). I 2 bastoni sono uniti ad un’estremità con corde di cuoi che offrono la possibilità di imprimere all’elemento più corto, destinato a colpire i cespugli, un movimento rotante.
Nei periodi più caldi la parte aerea della pianta di fava può essere attaccate dagli afidi, dai quali difendersi con eventuali operazioni di spuntatura, anche se la parte apicale della pianta favorisce la presenza delle coccinelle che sono avide di afidi.
Con l’operazione di cimatura, oltre a scongiurare la comparsa degli afidi si intensifica e si accelera la fruttificazione.
Ricordiamo ancora il tonchio le cui larve scavano i semi contenuti nei baccelli. Tra le patologie crittogamiche fungine che interessano le fave ricordiamo l’antracnosi, che attacca baccelli e semi con macchie scure, e la ruggine che mina la parte aerea della pianta.
Per la coltivazione delle fave in vaso, pratica poco diffusa in considerazione del notevole spazio che richiede, circa il periodo, le modalità di semina e le pratiche colturali, in quanto compatibili valgono i suggerimenti che abbiamo visto per la coltivazione in piena terra.
Bisogna interrare 2-3 semi per buchette profonde 3-4 volte la grandezza del seme in vasi con un diametro di 40 cm circa ed altrettanto alto.
Per le aree temperate calde interrando i semi all’inizio del mese di ottobre è possibile raccogliere a scalare le prime fave già a partire dalla fine di marzo-inizio primavera, mentre per le aree con clima più rigido interrando i semi durante il mese di marzo si potranno raccogliere i primi frutti a partire dal mese di giugno.
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