Cura e coltivazione del Ficus retusa, specie originaria delle regioni tropicali dell’Asia, molto apprezzata come pianta da appartamento e dai bonsaisti perché possiede tutte le caratteristiche per diventare un apprezzato bonsai, in particolare le peculiari radici di grande effetto ornamentale, sia quelle aree, che si dipartano dai rami per raggiungere il suolo, dando vita a tronchi secondari, che le contorte radici presenti alla base del tronco.
Della famiglia della Moraceae, è caratterizzato da un tronco sinuoso, con una corteccia chiara, e foglie ovali e coriacee, di un colore verde brillante. In natura raggiunge dimensioni considerevoli, ma coltivata in vaso raggiunge un’altezza prossima ai 2 metri. Tra il genere ficus è una delle varietà più rustica e resistente alle basse temperature.
In linea con l’habitat delle regioni di origine (clima tropicale), il ficus retusa vive bene con una temperatura compresa tra 15-20 °C circa e un’ esposizione con molta luce e poco sole diretto, condizioni che si riescono a realizzare nelle nostre case. Ciò non toglie che, dalla primavera inoltrata alla fine dell’estate, la pianta vive molto bene anche all’esterno, purché le venga assicurata una postazione luminosa, fuori dalla portata dei raggi diretti del sole, come ai piedi di un albero ad alto fusto, sotto una tettoia trasparente, ecc. Pur essendo una pianta piuttosto rustica, che si adatta alle varie tipologie di terreno, il ficus retusa predilige un substrato ricco di nutrienti e ben drenato, un terreno leggermente acido con un pH prossimo a 5,5. Vive bene in un terreno umido, ma teme i ristagni idrici, potenziali cause di marciume radicale, tanto che la permeabilità del terreno gioca un ruolo più importante della fertilità. Un substrato composto da torba, sabbie e terriccio di foglie in parti eguali, con l’aggiunta di stallatico maturo, non mancando di sistemare sul fondo del vaso uno strato di materiale sterili, come l’argilla espansa, la ghiaia o altro materiale equivalente, per assicurare un buon drenaggio.
Essenzialmente per talea, in misura minore per margotta, raramente per talea radicale o fogliare. Si tratta di tecniche di moltiplicazione agamiche che assicurano nuove piante con le stesse caratteristiche genetiche della pianta madre.
1-Dalla seconda metà della primavera e per tutta l’estate, prelevate un rametto apicale di 8-12cm, eseguendo il taglio al di sotto di un nodo, dal quale spunteranno le radici.
2-Rimuovete le foglie per i 2/3 della lunghezza della talea, a partire dal basso, e interratela di poco più di 1/3 con la parte apicale rivolta verso l’alto, in una composta fatta di torba e sabbia in parti eguali. E’ necessario assicurare una temperatura prossima ai 20°C e un ambiente con il giusto grado di umidità. Pertanto, se l’operazione viene fatta all’inizio in primavera, potrebbe essere necessario coprire il contenitore con un vetro o un foglio di plastica trasparente, realizzando una piccola serra, da scoprire a giorni alterni per farla arieggiare e inumidire il terreno con uno spruzzino, se necessario. Il contenitore va sistemato in un luogo riparato. E’ consigliabile eseguire l’operazione in piena estate, quando non è necessario ricorrere alla mini serra. Per stimolare la radicazione, trattate la parte da interrare con una polvere di ormoni radicanti. La talea può essere messa a radicare anche in acqua.
3-Trascorisi 30-40 giorni circa, quando la talea ha sufficientemente radicato, provvedete a travasarla nella dimora definitiva.
1-Nel periodo che va dalla seconda parte della primavera all’inizio dell’estate, individuate un ramo diritto, sano e lignificato ed a 20-30 dall’estremità apicale, in funzione della grandezza, rimuovete per una decina di centimetro le foglie ed i piccoli getti laterali.
2-Servendovi di un coltello bene affilato e disinfettato, eseguite lungo il tratto appena pulito un’incisione lunga 5-6cm e profonda ¼ del diametro del ramo, da tenera divaricata inserendo nella stessa un pezzetto di legno.
3-Trattate la parte con una polvere di ormoni radicanti e avvolgete il tutto con una composta sufficientemente umida, fatta di sfango, torba e sabbia, in parti eguali. Rimuovete il distanziatore di legno dall’incisione e chiudete il tutto con un telo di plastica, legandolo alle due estremità con un filo di plastica, in modo da formare un manicotto. Praticate nell’involucro delle piccole aperture per assicurare la necessaria areazione ed un foro più grande per inumidire periodicamente la composta con l’ausilio di uno spruzzino.
4-Trascorsi 3-4 mesi, quando la parte di ramo ospitata dal manicotto ha sufficientemente radicato, con l’ausilio di una cesoia, affilata e disinfettata, tagliate il ramo alla base della sacca e mettete la nuova piantina nella dimora definitiva, in vaso o piena terra.
Il ficus retusa predilige un terreno umido ma teme i ristagni idrici. Di tanto bisogna tener conto per regolare frequenza e intensità delle irrigazioni, oltre che della stagione e delle condizioni climatiche dell’ambiente che ospita la pianta. In linea generale, le irrigazioni si concentrano durante l’estate e si diradano durante l’inverno. La frequenza degli interventi è fortemente influenzata dalla condizioni climatiche dell’ambiente che ospita la pianta. Il Ficus può essere ospitato da un appartamento riscaldato, dall’atrio di un palazzo, luogo riparato ma non riscaldato, può trovarsi all’esterno su un terrazzo o in giardino in una zona a clima temperato caldo.
La frequenza degli interventi di annaffiatura risulta profondamente diversa nelle 3 fattispecie. Per la pianta all’esterno, potrebbero risultare sufficienti le piogge, per la pianta in un luogo riparato non riscaldato, potrebbe essere sufficiente innaffiare 1-2 volte al mese, per il Ficus all’interno dell’appartamento riscaldato, potrebbe essere necessario annaffiare 2-3 volte alla settimana. La regola per non sbagliare è che le piante vanno innaffiate quando il terreno risulta asciutto e non residuano tracce del precedente intervento, senza perdere di vista che le piante temono più l’eccesso che la carenza d’acqua. Oltre alle annaffiature tradizionali, durante l’estate, ogni 20-30 giorni, è opportuno nebulizzare la pianta, possibilmente con acqua piovana, anche al fine di rimuovere la polvere che inevitabilmente si accumula sulle foglie, impedendo alle stesse di adempiere correttamente alla funzione cui sono destinate (fotosintesi clorofilliana, traspirazione).
Per una pianta rigogliosa, durante la stagione vegetativa, ogni 30-40 giorni, diluire nell’acqua destinata all’irrigazione concime liquido a base di azoto, senza superare le dosi consigliate, in genere già un po’ esagerate, mentre utilizzare concime bilanciato in caso la pianta sia stata vittima di qualche avversità che l’abbia stressata. L’esigenza è maggiormente avvertita per le piante in vaso, in considerazione della limitata quantità di terreno di cui dispone.
Durante i primi 2-3 anni di vita della pianta, gli interventi di potatura, da eseguire alla fine dell’inverno, quando il ficus retusa si sta preparando per la nuova stagione vegetativa, hanno lo scopo di formare (potatura di formazione) lo scheletro della pianta secondo i propri gusti e lo spazio a disposizione, senza alterare il portamento naturale della specie. Successivamente, gli interventi mirano a conservare nel tempo (potatura di mantenimento) il risultato raggiunto. Soft interventi, che potremmo definire di pulizia, per eliminare rami con andamento irregolare, spezzati o interessati da patologie, possono essere eseguiti in qualsiasi momento. Resta comunque la fine dell’inverno il periodo migliore per la potatura dei rami più grandi, perché in questo periodo risulta ridotta la produzione di latice. E’ importante utilizzare attrezzi bene affilati, disinfettati e sterilizzati (possibilmente con la fiamma), che assicurano tagli netti e senza sfrangiature, da mastice cicatrizzante, al fine di velocizzarne la cicatrizzazione e ridurre i pericoli di infezioni. Oltre alla potatura in senso stretto, per le piante giovani, sono possibili interventi di cimatura, al fine di stimolare la crescita di nuovi germogli laterali, per una pianta più cespugliosa. A questi interventi di potatura, che riguardano la parte aerea della pianta, si aggiungono quelli sulla massa radicale, da eseguire, se necessari, in occasione del rinvaso.
E' un' operazione da eseguire quando il vaso diventa insufficiente alle accresciute esigenze della pianta, vuoi perché la massa radicale ha occupata gran parte dello spazio destinato al terriccio, vuoi perché il terreno è diventato eccessivamente povero di nutrienti che non si riescono ad integrare con le concimazioni. Pertanto, in occasione del rinvaso, da eseguire con l’arrivo della primavera, non necessariamente bisogna sostituire il vecchio vaso con uno più grande. Potrebbe essere sufficiente ridimensionare le radici e sostituire il terriccio, avendo cura di sistemare sul fondo del vaso uno strato di ghiaia o argilla espansa, nonché pressare superficialmente il terriccio per compattarlo alle radici. L’operazione di travaso si completa con una delicata ma abbondante annaffiatura. La frequenza dei rinvasi diminuisce man mano che la pianta diventa adulta e rallenta la crescita, quando diminuiscono le esigenze nutrizionali e diventa sufficiente rinvasare ogni 5-6 anni.
Piante rustica resistente alla malattie da fungo ma che può diventare preda di parassiti animali, come la cocciniglia, gli afidi e il ragnetto rosso.
E' un insetto fitofago dotato di un apparato boccale pungente a mezzo del quale attacca la parte aerea delle pianta, nutrendosi della linfa. Le foglie colpite, in genere sulla pagine inferiore, inizialmente ingialliscono, successivamente cadono, mentre l’intera pianta rallenta la crescita. Questi fitofagi lasciano sulle foglie una secrezione dolciastra, che diventa terreno fertile per lo sviluppo della fumaggine, una delle tante malattie fungine. Si combattono con insetticida o rimuovendoli manualmente con un batuffolo di cotone imbevuto nell’alcool o in una soluzione saponosa. Dopo la rimozione manuale dei piccoli parassiti, è opportuno trattare le parti interessate con una soluzione a base di olio di pino. Una confezione di 500gr è reperibile presso i fioristi, vivai, garden center o centri commerciali al prezzo di 6-8 euro circa.
Cosiddetti pidocchi delle piante, piccoli insetti scuri che vivono in colonie, come le cocciniglie si nutrono della linfa della pianta e le punture diventano veicoli d’infezione. Si combattono con insetticida appropriati e rimuovendo i rami particolarmente infestati.
E' un acaro che si sviluppa in presenza di un clima e asciutto, quindi in concomitanza delle stagioni calde. Ne segnalano la presenza la comparsa di piccole ragnatele e macchie marroni sulla pagine inferiore delle foglie. Le foglie colpite sono destinate a cadere in mancanza di un intervento efficace. Come prima cosa bisogna rimuovere le cause, ossia creare un ambiente con un giusto grado di umidità nebulizzando la pianta e dotandola di un sottovaso in cui mantenere costantemente dell’acqua che evaporando umidifica l’ambiente circostante. Con opportuni distanziatori, tipo mattoni in cotto, in plastica, ecc., bisogna fare in modo che il vaso e quindi le radici della pianta non vengono a contatto con l’acqua, pena patologie fungine della massa radicale. In ragnetto rosso si combatte irrorando la pianta con insetticida, nonché rimuovendoli materialmente come le cocciniglie.
Tra le cause più comuni per cui il Ficus retusa perde le foglie, ricordiamo: esposizione inadeguata alle esigenze della specie (esposizione poco luminosa, presenza di spifferi, scarsa o eccesiva umidità); carenza o eccesso d’acqua; spostamento della pianta dalla dimora abituale; attacco da parte di parassiti animali, come cocciniglia, ragnetto rosso, afidi o pidocchi delle piante.
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