Guida informativa sulle guaine impermeabilizzanti: a cosa servono questi materiali edili? Scopriamo tipologie, caratteristiche tecniche ed i relativi utilizzi di questi materiali indispensabili per proteggere diverse strutture dalle infiltrazioni e dall'umidità .
Caratteristiche di una buona guaina impermeabilizzante.
Le guaine impermeabilizzanti sono materiali utilizzati in edilizia per proteggere, principalmente, edifici e loro parti da infiltrazioni di acqua ed umidità che comprometterebbero la stabilità della struttura e ne renderebbero insalubre l’abitabilità. L’impermeabilizzazione che si realizza con le guaine è del tipo continuo ossia è ottenuta ricoprendo l’oggetto da proteggere con un manto continuo privo di interruzioni. Per tale motivo essa, contrariamente a quella discontinua, che è ottenuta sovrapponendo molti elementi di dimensioni contenute (es. tegole), viene utilizzata per l’impermeabilizzazione di superfici che non devono, necessariamente, essere inclinate (come i tetti in tegola) ma che possono essere anche piane.
Una guaina impermeabilizzante deve possedere una serie di requisiti per poter assolvere in maniera soddisfacente al compito a cui è stata deputata. Detti requisiti sono:
Impermeabilità all’acqua e permeabilità al vapore. Se così non fosse l’umidità che si accumula all’interno degli ambienti non riuscirebbe a migrare all’esterno e provocherebbe problemi di condensa con conseguente generazione di muffe.
Buona duttilità e plasticità che ne consente l’applicazione anche su forme geometriche complicate. Ovviamente dette caratteristiche aumentano se la guaina viene riscaldata con la fiamma.
Resistenza all’esposizione al sole senza rammollire.
Resistenza al gelo senza infragilire. L’infragilimento può provocare fessurazioni e rottura del manto anche per la azione di modeste sollecitazioni.
Buona resistenza meccanica e quindi capacità di resistere anche con strati di modesto spessore al calpestio ed all’azione della grandine e caduta accidentale di oggetti.
Coefficiente di dilatazione termica contenuto. Condizione che implicherà modesti allungamenti con temperature elevate ed egualmente modesti accorciamenti con temperature rigide. Caratteristica che non creerà tensioni interne con lacerazioni ed afflosciamenti della guaina.
Resistenza al fuoco elevata. Alle guaine vengono aggiunti additivi antifiamma in maniera che in caso di incendio non brucino alimentando il fuoco.
Semplicità nelle riparazione. In caso di fessurazioni le guaine devono potersi riparare con la semplice applicazione di una toppa.
Posa in opera semplice e rapida. Al fine di abbattere il costo di manodopera.
Possibilità di trattamenti superficiali. Come possono essere la verniciatura con vernice che riflettono i raggi solari o la deposizione di scaglie di ardesia o ceramica per migliorare le caratteristiche estetiche.
Facile smaltimento e possibilità di riciclo una volta dismessa.
Tipologie.
Esistono in commercio svariati tipi di guaine impermeabilizzanti.
Proviamo ad orientarci in questa vasta gamma di prodotti.
Manto bituminoso tradizionale. Molto utilizzato fino a qualche anno fa, ora è stato soppiantato da prodotti con posa in opera più pratica e veloce, ma comunque in qualche caso ancora utilizzato. E’ costituito da vari strati alternati di bitume ossidato che viene spalmato allo stato fuso e fogli bituminosi.
Bitume.
E’ un materiale organico che si ottiene per distillazione del petrolio greggio. Esistono in natura anche dei giacimenti di rocce sedimentarie: arenarie o calcaree impregnate di bitume fossile. Chimicamente è una miscela di idrocarburi paraffinici (derivati dagli alcani) ed idrocarburi naftenici (idrocarburi ciclici saturi ossia privi di legami doppi o tripli). E’ assolutamente differente dal catrame a cui assomiglia per consistenza e colore che è invece una miscela di idrocarburi aromatici e perciò contrariamente al bitume cancerogeno. Facendo gorgogliare ossigeno nel bitume fuso si ottiene il bitume ossidato che fonde a temperature più elevaste dei 50°C (circa 70°C) e diviene fragile a temperature più basse -5°C contro i 0°C. E’ per tale motivo più utilizzato nei lavori di impermeabilizzazione.
Fogli bituminosi.
Servono ad armare ossia ad aumentare la resistenza meccanica del manto bituminoso classico per permetterne il calpestio senza pericolo di lacerazioni. Sono costituiti da fibra di vetro che viene impregnata a caldo da bitume ossidato. Per impedire che i fogli si attacchino si ricopre le loro facce con talco o sabbia. Per realizzare lo strato più esterno del manto bituminoso si usano spesso fogli bituminosi che hanno la superficie esterna ricoperta da scaglie di ardesia o ceramica che sono più resistenti e che presentano un aspetto esteticamente più gradevole.
Guaine di bitume distillato/polimero. Sono la tipologia più recente di impermeabilizzanti e sono il risultato degli enormi progressi dell’industria chimica in particolare nell’ambito dei polimeri. I polimeri che vengono utilizzati nella realizzazioni di dette guaine sono principalmente il polipropilene che avrà come elementi di base delle sue catene molecole di propilene che hanno una precisa struttura tridimensionale. In virtù di questa loro tridimensionalità se esse sono disposte nella catena del polimero in maniera disordinata il materiale che ne risulterà sarà dotato di duttilità ed elasticità ma avrà resistenza meccanica non eccelsa e rammollirà a basse temperature circa 85 °C (caratteristiche atattiche). Se invece sono disposte in maniera ordinata il polimero avrà buona resistenza meccanica, temperature di rammollimento più alte, (circa150 °C) ma scarsa duttilità ed elasticità (caratteristiche isotattiche). Ma i processi di polimerizzazione attuali sono divenuti così sofisticati che consentono di bilanciare a nostro piacimento le caratteristiche atattiche ed isotattiche ed ottenere così materiali con resistenza meccanica accettabile, duttilità/elasticità considerevoli e temperature di rammollimento adeguate. Miscelando un polimero così preparato con bitume distillato si ottiene una miscela a 2 fasi in cui il polimero è in percentuale molto inferiore rispetto al bitume distillato. Se sono rispettate una serie di condizioni iniziali il polimero (con concentrazione minoritaria) costituirà la fase continua ed il bitume la fase dispersa.
Chiariamo: si verrà a creare la stessa situazione di una spugna intrisa d’acqua. Dove la spugna è la matrice della miscela e quindi il polimero e l’acqua è il bitume.
In alternativa ai polimeri di polipropilene possono anche essere utilizzati copolimeri di stirolo butadiene. Le guaine sono fornite in rotoli che stendono facilmente ed un foglio di polietilene che impedisce agli anelli di guaina di attaccarsi.
Guaine liquide. Le prime guaine liquide ovviamente avevano una base bituminosa con aggiunta di argilla o materiali argillosi ed in particolare bentonite (con formula Na0,5Al2,5Si3,5O10(OH)2·(H2O)). Queste sono ancora in commercio e si applicano a freddo con l’aiuto di pennelli. In inverno tendono a coagulare per la bassa temperatura e quindi sono di difficile uso. Attualmente sono più utilizzati preparati a base di resine polimeriche che possono essere commercializzati: in emulsione con acqua, disciolti in solventi o mescole bi/tri componenti da prepararsi al momento (le resine più comuni sono: poliuretaniche, aceto viniliche, epossidiche). Le guaine liquide vengono utilizzate per impermeabilizzare siti la cui complicata geometria rende difficoltosa la posa.
Usi delle guaine impermeabilizzanti.
L’uso più comune delle guaine impermeabilizzanti è per la tenuta dell’acqua dei tetti degli edifici. Ma al di là di questo impiego classico è possibile elencarne una infinità di altri.
Come ad esempio.
Impermeabilizzazione di terrazzi e balconi.
Impermeabilizzazione di pareti contro terra.
Impermeabilizzazione di Cisterne e serbatoi.
Impermeabilizzazione di piscine dove poi la guaina distesa sul calcestruzzo del fondo viene ricoperta con piastrelle.
La posa in opera solitamente come già si è detto è pratica e veloce. Si procede con seguente iter:
Si prepara il sito da ricoprire liberandolo da polvere, sassolini, etc. Liberandolo eventualmente da materiale friabile e che tende a sfaldarsi.
Si parte poi dall’estremo del sito con quota più bassa (nel caso del tetto l’estremo inferiore) e lo si ricopre con la guaina che si incollerà sul cemento riscaldandola con la fiamma del cannello a gas. In questa operazione bisogna fare attenzione in presenza di muretti che delimitano l’aria che la guaina non deve fermarsi alla linea di demarcazione tra dislivello e fondo ma deve superare in alto tale linea. Una volta incollata la prima striscia di guaina se ne affianca a questa una seconda avendo cura di accavallare il lembo in maniera che sbordi sulla prima di almeno 5 cm.
Proseguendo in tal maniera si tappezza l’interaarea.
Sono reperibili in commercio guaine che si incollano con collanti a freddo ed anche guaine autoadesive.
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