La lucidatura a tampone, stoppino o alla francese, rappresenta l’ultima fase dell’intero percorso del restauro di un mobile, restauro che inizia con la sverniciatura per concludersi con la lucidatura. Quest’ultima può essere eseguita con il tampone o con il pennello o in maniera mista (verniciatura con il pennello e finitura a tampone), in funzione dell’importanza del mobile, del grado di finitura che si intende conseguire, dell’essenza del legno. Per un mobile antico e di prestigio è previsto l’utilizzo esclusivo del tampone o stoppino. E’ questa la tecnica più delicata e impegnativa, ma è anche quella che assicura il miglior risultato.
Preceduta dalla preparazione del fondo (pulitura, stuccatura, carteggiatura), la lucidatura prevede:
La lucidatura a tampone non è operazione impossibile, ma sicuramente non alla portata di tutti. Richiede impegno, conoscenza, manualità e tempo a disposizione. Basti pensare che tra una mano e quella successiva bisogna attendere dalle 24 alle 36 ore e che per un buon risultato possono essere necessarie anche 4-5 mani. Un tempo, quando i prodotti e le tecniche utilizzate erano più rudimentali, tra una mano e quella successiva, bisognava attendere anche 2 settimane. Per il lavoro bisogna individuare un luogo bene arieggiato e privo di polvere.
Il necessario per preparare il tampone (batuffoli di bambagia, pezzuole di lana, pezzuole di lino/cotone) ; scaglie di gommalacca; alcool e polvere di pomice.
La gommalacca viene commercializzata già pronta per l’uso o in scaglie da sciogliere in alcool, nel rapporto di 50 gr x 1 litro di alcool, nella fase della pomiciatura ed in quella di finitura, e nel rapporto di 100 gr x 1 litro di alcool per la lucidatura vera e propria.
A partire dal centro, il tampone è formato da un batuffolo di cotone (bambagia), cui segue una pezzuola di lane e due di lino e cotone, tessuto tipico delle lenzuola delle nostre nonne. Per realizzarlo, avvolgete il batuffolo di cotone nella pezzuola di lana, quindi, in quelle di lino ed attorcigliate il tutto, reggendo il tampone tra il pollice, l’indice ed il medio della mano destra, mentre con l’anulare e il mignolo tenete ferme e tese l’estremità del tampone, per evitare che si srotoli o che formino delle pieghe. Per caricare il tampone, svolgete le due pezzuole di lino/cotone ed immergete il nucleo centratale, formato dalla pezzuola di lana contenente all’interno il batuffolo di bambagia, nella bacinella con la vernice di gommalacca, strizzatelo e avvolgetelo nelle pezzuole di cotone/lino, che tenete aperte nella mano sinistra. Come già detto, con l’anulare e mignolo della mano, con la quale impugnate il tampone, tenete bloccati i quattro lembi delle due pezzuole esterne, di lino/cotone.
Stabilita l’area da trattare, il tampone va passato seguendo un movimento circolare, senza mai fermarsi o ripassare su un punto già trattato, lasciandolo scivolare velocemente da un spigolo della stessa, senza sollevarlo, al fine di evitare le cosiddette “bruciature”. A seguito di quest’ultime, si finisce per asportare lo strato di gommalacca nel punto di sosta del tampone, creando un inconveniente non correggibile. Con l’ausilio di lana di acciaio finissima, diventa necessario rimuovere lo strato di gommalacca per l’intera superficie e ripetere le mani date a partire dalla prima. Si può andare incontro ad un analogo inconveniente qualora si passa ad una mano successiva senza che la gommalacca sia perfettamente asciutta.
Scopo della pomiciatura è quello di otturare i pori della superficie da trattare. Spolverate la superficie da trattare con un pizzico di polvere di pomice e frizionatela con il tampone imbevuto nella vernice di gommalacca, opportunamente diluita (50gr scaglie di gommalacca in 1 lt di alcool). In questo modo la polvere penetra nei pori otturandoli. E’ questa una fase che interessa essenzialmente i mobili nuovi, quindi a pori aperti, e le parti dei mobili da restaurare che sono state completamente sverniciate. Se il tampone non scorre liberamente, diluite ulteriormente la vernice di gommalacca, aggiungendo altro alcool e riducete l’apporto di polvere di pomice. Continuate con mani successive fino a quando, guardando controluce, la superficie appare perfettamente lucida e non si intravedono tracce dei pori, ne residui di polvere di pomice, che finirebbero per compromettere il risultato. Tra una mano e quella successiva lasciate passare almeno 24 ore, e comunque il tempo necessario perché la gommalacca risulti completamente asciutta. Terminata la pomiciatura, con gommalacca perfettamente asciutta, per evitare bruciature e riapertura dei pori, passate alla fase successiva, di lucidatura in senso stretto.
Durante questa fase utilizzate un nuovo tampone e una vernice di gommalacca maggiormente concentrata che, come abbiamo visto, prevede una dose di gommalacca doppia rispetto alla vernice utilizzata per la pomiciatura (100gr di scaglie di gommalacca in 1 lt di alcool). Anche se una soluzione maggiormente concentrata porta prima all’obiettivo, per un risultato migliore, è opportuno optare per più mani, utilizzando un vernice sempre più diluita, lasciando trascorre 2-3 giorni tra due mani consecutive, per dar modo all’alcool di evaporare e alla gommalacca di indurirsi, mettendo in evidenza le venatura del legno ed esaltandone il colore.
Persegue lo scopo di conferire alle superficie trattate una brillantezza a specchio, rimuovendo gli eventuali segni lasciati dai tamponi precedenti, piccoli residui di vernice, ecc. In questa fase utilizzate una vernice ben diluita, la stessa utilizzata per la pomiciatura (50gr di scaglie di gommalacca in 1lt di alcool) e dei tamponi realizzati con tela man mano sempre più fine e se necessario vernice ulteriormente diluita, operando con passaggi velici. Tra una mano e quella successiva, come abbiamo, ripetutamente detto, lasciare trascorre 2-3gg.
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