Come e quando potare il Ficus benjamin, dagli interventi di formazione a quelli di mantenimento, dalle tecniche agli attrezzi, alle precauzioni da adottare. Facciamo una premessa: la potatura è una tecnica inventata dall’uomo per proprie finalità, come migliorare la produzione, contenere la crescita della pianta, migliorarne l’aspetto estetico, imporre alla stessa forme particolari, in funzione della destinazione, ma l’intervento non risulta sempre gradito da chi lo subisce. Pertanto, soprattutto per le pianti ornamentali, gli interventi di potatura vanno eseguiti nel rispetto della pianta, senza alterare eccessivamente il portamento della specie lasciata libera di crescere in natura.
durante i primi 2-3 anni di vita della pianta, gli interventi di potatura, da eseguire alla fine dell’inverno, fine febbraio-marzo, quando il ficus benjamin si sta preparando per la nuova stagione vegetativa, hanno lo scopo di formare lo scheletro della pianta, in funzione dei propri gusti e dello spazio a disposizione, potatura di formazione. Negli anni successivi, gli interventi mirano a conservare nel tempo i risultati raggiunti, sfoltire la chioma, rimuovere rami spezzati, secchi, con andamento irregolare, colpiti da patologie o troppo lunghi, che escono dalla forma prefissata, potatura di mantenimento e pulizia.
Anche se come abbiamo detto, il periodo migliore coincide con la fine dell’inverno, quando tra l’altro risulta ridotta la produzione di latice da parte del nostro Ficus, soft interventi, che potremmo definire di pulizia, per eliminare rami secchi, spezzati o interessati da patologie, possono essere eseguiti in qualsiasi momento.
Ad eccezione di problemi di infestazioni da parte di parassiti animali, la frequenza degli interventi di potatura dipende dal ritmo di crescita della pianta, ossia dall’età della stessa (le piante crescono più velocemente nei primi anni di vita), dalla fertilità del terreno, dallo spazio a disposizione e quindi di quanto si intende contenerne la crescita. Sicuramente bisogna intervenire durante i primi 2-4 anni di vita della pianta, poi ad anni alterni e così via, facendo leva sul buon senso e l’esperienza.
Attrezzi e materiale necessari: le forbice per i rami sottili, la cesoia per i rami fino a 2-3cm di diametro circa, un seghetto manuale per i rami con un diametro maggiore, una confezione di mastice cicatrizzante.
Si comincia dagli eventuali rami secchi, spezzati, con andamento irregolare, ossia che si dirigono verso l’interno della chioma, nonché le branchette esauste, ossia quei rametti esili e rinsecchiti che sono in ombra o che non vengono alimentati a sufficienza.
Dopo questa prima fase, che potremmo definire di pulizia, si passa a sfoltire la chioma per consentire alla luce raggiungere ogni parte della pianta. Con l’occasione si provvede ad eliminare o ridimensionare qualche ramo che si presenta particolarmente lungo o che fuoriesce dalla forma prestabilita.
Qualunque sia l’attrezzo utilizzato, forbici, cesoia, seghetto, devono essere bene affilati, disinfettati e sterilizzati, possibilmente con la fiamma. Bisogna eseguire tagli netti obliqui e senza sfrangiature, poco al di sopra di una gemma, provvedendo a trattare con mastice cicatrizzante i tagli più grossi, al fine di creare una barriera ai virus e agli attacchi da parte dei parassiti animali, nonché velocizzare la guarigione delle ferite.
Oltre alla potatura in senso stretto, per le piante giovani, sono possibili interventi di cimatura, al fine di stimolare la crescita di nuovi germogli laterali, per una pianta più cespugliosa.
A questi interventi di potatura, che riguardano la parte aerea della pianta, si aggiungono gli interventi sulle radici, da eseguire, se necessari, in occasione del rinvaso o comunque quando la massa radicale ha occupato gran parte dello spazio inizialmente destinato al terriccio. La circostanza si manifesta con radici che fuoriescono dai fori di drenaggio del vaso o che sollevano lo strato superficiale del terreno. E’ questo un intervento da eseguire in primavera, con il quale si provvede a ridimensionare la massa radicale fino alla metà, rimuovendo le radici eventualmente spezzate, malate, quindi quelle più grandi, utilizzando forbici affilate e sterilizzate. Con l’occasione si provvede a sostituire il terriccio ed il vaso con uno più grande, se risulta insufficiente rispetto alle nuove dimensioni della pianta. Anche se i vasi in plastica, più leggeri, pratici ed economici, hanno soppiantato quelli in terracotta, inutile dire che questi ultimi risulterebbero più salutari per la pianta, in quanto contribuiscono, grazie alla traspirazione, a mantenere il terreno fresco ma non inzuppato.
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