Segue una guida informativa e pratica sulla tecnica di riproduzione per propaggine, tecnica di moltiplicazione agamica.
La tecnica di riproduzione per propaggine consiste nel curvare un ramo lungo e flessibile interrandolo per un piccolo tratto, nel punto di maggiore curvatura, per poi separarlo dalla pianta madre una volta che ha radicato, circostanza quest’ultima che si evince dalla presenza di nuova vegetazione in corrispondenza del tratto di ramo interrato.
E una pratica di propagazione indicata per quelle piante, tipo il rododendro, il gelsomino, il caprifoglio, il glicine, il lillà, l'elica, il kerria, la clematide, caratterizzate da rami lunghi e flessibili presenti fin dalle parti più basse della pianta.
Il periodo migliore per l’operazione varia da pianta a pianta: per il rododendro, che abbiamo richiamato a scopo esemplificativo, la primavera rappresenta il momento giusto. In linea di massima risulta più o meno buono il periodo che copre l’intera stagione vegetativa, da marzo a settembre, in funzione della specie, con eccezione del periodo particolarmente caldo della stagione estiva.
In particolare:
La propaggine è una tecnica di riproduzione poco praticata perché impegnativa e faticosa. Si ricorre a questa tecnica, che richiama la moltiplicazione per talea da cui il nome di “talea assistita”, solo per riprodurre piante rare, non riproducibile per seme o per tecniche più pratiche, come la margotta e la talea.
La tecnica di propaggine viene eseguita sui rami dell’anno, il cui getto viene stimolato da incisivi interventi di potatura. Se si prevede di sfruttare una pianta in maniera intensiva diventa necessario un preventivo intervento di vangatura e concimazione (con stallatico maturo in ragione di 2-3Kg per mq) dell’ area ai piedi della pianta.
La tecnica descritta rappresenta la cosiddetta “propaggine semplice”, caratterizzata dal fatto che il ramo entra ed esce dal terreno una sola volta, dando vita ad una sola pianta. Ma se il ramo è sufficientemente lungo e flessibile può essere interrato più volte, dando vita alla cosiddetta “propaggine multipla”. Al ramo verrà impresso un andamento serpentiforme, lasciando tra due interri successivi un pezzo di ramo che ospita almeno 2-3 nodi (punto di unione al ramo di coppie di foglie opposte). In questo modo il numero delle nuove piantine sarà pari al numero degli interri, da cui il nome di propaggine multipla.
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