Guida informativa e pratica sul trattamento antitarlo, da come scoprire la presenza di questi piccoli, fastidiosi e dannosi insetti a come combatterli, dai i metodi di trattamento a come operare con i fori passivi e quelli attivi, dalle precauzioni da adottare alla frequenza degli interventi.
I tarli sono insetti, mediamente lunghi 5-6mm, che si nutrono delle fibre del legno, attraverso il quale scavano gallerie con una velocità di 4–5cm all’anno, fino a raggiungerne la superficie esterna, dove lasciano piccoli fori, segno della loro presenza. Oltre che dai fori che lasciano nel legno, la loro presenza può essere segnalata da piccoli cumuli di polvere sul mobile o nelle immediate vicinanze. Attaccano la quasi totalità delle essenze, con eccezione di qualcuna, tipo il pino marittimo. Esistono diversi metodi per combattere i tarli: trattamento a siringa “buco a buco”; trattamento con camera a gas, l’utilizzo di specifici spray.
Materiali e attrezzi necessari per il trattamento “buco a buco”: liquido antitarlo; siringa; pennello; stucco di cera; telo di plastica; scotch; guanti monouso in lattice; mascherina; spatola; qualche straccetto per spolverare il mobile. Vediamo come procedere.
Una volta constatata la presenza dei tarli, la prima cosa da fare è stabile se questi nemici del legno sono ancora presenti o se i danni sono conseguenza di infestazioni passate. Il metodo più semplice è quello di esaminare la parte terminale dei buchi. Se è scura ed il contorno dei fori appare irregolare e sfrangiato, siamo di fronte ad una presenza remota, viceversa se il legno appare chiaro ed i fori perfetti e senza sfrangiature, l’infestazione è ancora in atto. Si parla al riguardo, rispettivamente, di fori passivi e di fori attivi. Anche i piccoli cumuli di polvere di recente formazione stanno ad indicare che i tarli sono ancora presenti. Esaminato accuratamente il mobile in tutte le sue parti, possiamo indossare guanti e mascherina ed iniziare il trattamento.
In presenza di fori passivi: otturarli con piccoli pezzetti di stucco a cera, rimuovendo con la spatola la parte in eccesso. In presenza di fori attivi: con l’ausilio di una siringa iniettare negli stessi, sufficientemente in profondità, il liquido antitarlo, ripetendo l’operazione per un paio di volte, quindi, otturare i fori con lo stucco a cera.
Con uno straccio pulire accuratamente il mobile.
Quindi spennellare con il liquidi antitarlo, reperibile presso i comuni negozi di ferramenta, tutte le parti non verniciate dello stesso, che tra l’altro sono quelle che presentano una maggiore attitudine ad assorbire il liquido velenoso.
Lasciare asciugare e ripetere l’operazione almeno una seconda volta.
Imballare ermeticamente il mobile con il telo di plastica, da fermare con un robusto scotch da imballaggio, dopo aver sistemato all’interno dello stesso, negli spazi vuoti del mobile, piccoli contenitori con il liquido antitarlo. Il liquido evaporando satura l’ambiente di gas velenosi che contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo. Lasciare il mobile così sigillato per una settimana, quindi, rimuovere il telo e lasciare arieggiare sufficientemente. Tenuto conto della presenza di larve e uova, difficili a distruggersi, il trattamento deve essere ripetuta ogni semestre, in autunno e primavera, quanto l’obiettivo risulta più semplice da raggiungere, dal momento che parte delle larve hanno raggiunto la via di uscita, sotto forma di farfalle, mentre altre prossime ad uscire, sono più facilmente raggiungibili.
La disinfestazione avviene sottovuoto in camere a gas nelle quali vengono trattati imanufatti e mobili in legno colpiti dai tarli. E’ il metodo più costoso, ma anche quello che assicura il risultato migliore, destinato a durare nel tempo, che coinvolge tutta la massa del mobile che si impregna di gas, distruggendo anche uova e larve. Questo tipo di trattamento è di esclusivo appannaggio di ditte specializzate tipo la “Tarli Zucchet”. Il costo dipende dalla grandezza del manufatto da trattare e mediamente partono da 200 euro circa.
Rappresenta il metodo meno efficace.
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