Caprifoglio rampicante, cura e coltivazione, dalle caratteristiche alle varietà, dalle pratiche colturali alle malattie e moltiplicazione, dalla coltivazione in piena terra in giardino alla messa a dimora in vaso su balconi e terrazzi.
Il caprifoglio (Lonicera), della famiglia delle caprifoliaceae, sempreverde o a foglia caduca, nella quasi totalità delle specie presenta un portamento rampicante o cespuglioso, solo in minima parte assume una forma ad alberello. Completamente assenti nelle regioni dell’emisfero australe, le caprifoliaceae, sono presenti in tutte le regioni dell’emisfero boreale, dall’ Europa All’Africa del Sud, dall’ America del Sud all’Asia. I fiori sono ermafroditi, mentre i frutti si presentano sotto forma di bacche. Facile da coltivare, la quasi totalità delle specie concentrano la loro profumata fioritura durante la stagione estiva e primaverile, ma non mancano varietà a fioritura autunnale e persino invernale. Mentre il caprifoglio a portamento arbustivo si presta a creare siepi o delimitare zone delle aree a verde, il caprifoglio rampicante, di grande effetto ornamentale, si presta per rivestire muri, grigliati, pergolati, recinzioni, ecc. Tra le specie rampicanti maggiormente apprezzate, ricordiamo: la Lonicera caprifolium, conosciuta come il “caprifoglio comune”, l’abbracciabosco o l’uva di San Giovanni; la Lonicera Japonica, conosciuta come il “caprifoglio giapponese; la Lonicera hilebrandiana; la Lonicera periclymenum e la Lonicera etrusca. Veri rampicanti, in grado di aggrovigliare i rami al sostegno, senza l’intervento di legatura da parte dell’uomo.
Il caprifoglio predilige un clima temperato fresco ed una posizione soleggiata o parzialmente soleggiata, anche se non esiste un clima che va bene per tutte le specie. Alcune resistono al freddo invernale dei vari tipi di clima temperato, altre necessitano di essere protette durante le condizioni climatiche estreme, per arrivare a specie coltivabile sono in luoghi protetti.
Risulta indicato un terreno fertile e leggero, ricco di sostanze organiche, in cui i vari elementi, quali sabbia o ghiaia, torba e argilla sono presenti in quantità tali da assicurare un substrato profondo e drenato, in grado di scongiurare ristagni idrici. Un terreno particolarmente compatto e argilloso va corretto con l’aggiunta sabbia e/o ghiaia.
Per la varietà rampicanti sempreverdi, il periodo migliore per l’impianto coincide con la seconda metà della stagione primaverile, mentre le specie caducifoglia, in genere a portamento arbustivo, vanno messe a dimora in autunno o fine inverno. Per entrambe le varietà è opportuno evitare i periodi caratterizzati da condizioni climatiche estreme, rispettivamente, di troppo caldo o troppo freddo. Per le varietà rampicanti, contestualmente alla messa a dimora, bisogna fissare i sostegni cui le piante dovranno arrampicarsi.
Il caprifoglio predilige un terreno umido, ma teme i ristagni idrici, potenziali cause di marciume radicale, per cui va annaffiato con regolarità in presenza di un terreno ben drenato. Bisogna intervenire quando non residuano tracce della precedente annaffiatura, tarando gli interventi per frequenza e intensità alla stagione, alla zona climatica e all’età della pianta. Le piante giovani soffrono maggiormente la siccità. Bisogna distinguere tra piante coltivate in vaso su balconi e terrazzi e piante in piena terra in giardino. Le radici della pianta in vaso dispongono di un substrato limitato alla capacità del contenitore e non sono libere di espandere le proprie radici in profondità alla ricerca di terreno più fresco. Per entrambe bisogna integrare le annaffiature naturali delle piogge, ma quelle in vaso richiedono una maggiore attenzione. A scopo esemplificativo: durante l’inverno le annaffiature vanno sospese, tranne casi eccezionali caratterizzati da lunghi periodi di siccità; durante la primavera e l’autunno, potrebbero essere sufficiente annaffiare 1-2 volte al mese; durante l’estate potrebbe essere necessario annaffiare 3-4 volte al mese. Annaffiare lentamente e in abbondanza, ripetendo l’operazione a distanza di poco minuti fino a quando l’acqua non compare nel sottovaso o residua in superficie per gli esemplari coltivati in piena terra. E’ meglio annaffiare una volta in meno, ma a sufficienza.
La prima fertilizzazione con stallatico maturo deve essere effettuata in occasione della preventiva preparazione del terreno. L’operazione va ripetuta annualmente in autunno, interrando ai piedi della pianta letame o concime granulare bilanciato a lenta cessione. Durante la stagione vegetativa, per migliorare e massimizzare la fioritura, mensilmente bisogna concimare con concime granulare a base di fosforo e potassio.
Per la specie rampicante che fiorisce sui rami dell’anno, la potatura più importante, potatura invernale, da eseguire a fine autunno o fino inverno, mira a stimolare l’emissione di nuovi getti. Va eseguita in maniera drastica tagliando gli arbusti a pochi cm dal suolo. Anche per la specie che fiorisce sui rami dell’anno precedente, l’ intervento di potatura viene eseguito in autunno, ossia dopo la fioritura, o a fine inverno, ma vanno risparmiati i getti dell’anno, cui è affidata la prossima fioritura. In pratica, ci si limita a tagliare o ridimensionare (fino a 30-40cn dal suolo) i rami dell’anno precedente, ossia quelli che hanno già portato la fioritura. A fine inverno-inizio primavera si interviene con una potatura che potremmo definire di pulizia, con la quale si rimuovono gli eventuali rami danneggiati dal freddo dell’inverno, secchi o spezzati. Il caprifoglio è una pianta molto vigorosa che richiede regolari interventi di ridimensionamento, altrimenti tende a separasi dal sostegno, mentre gli steli più lunghi tendono ad uscire dalla forma ed assumere un portamento ricadente, compromettendo la stabilità del sostegno e l’impatto visivo.
Sia durante la piena estate che durante l’inverno, è opportuno proteggere le radici del caprifoglio rampicante con una pacciamatura da eseguire ai piedi della pianta, con fogliame, paglia, fieno o con agritessuto.
Lo oidio o mal di bianco si manifesta con una muffa polverosa che attacca la parte aerea della pianta, causandone la deformazione e l’accartocciamento delle foglie. Si combatte con gli anticrittogamici a base di zolfo e rimuovendo materialmente le parti colpite, mentre si previene non bagnando la parte aerea della pianta durante le annaffiature, evitando ristagni idrici, favorendo la ventilazione, concimando con letame ben maturo, limitando le fertilizzazioni a base di azoto.
Gli afidi o pidocchi delle piante vivono in colonie e si nutrono della linfa della pianta. Le loro punture espongono la pianta ad attacchi da parte di virus e batteri. Si combattono con insetticidi e rimuovendo materialmente la parti infestate. Si contribuisce a prevenirli cercando di mantenere il terreno umido con una pacciamatura ai piedi della pianta, dal momento che gli afidi si sviluppano in presenza di un clima caldo e asciutto.
Si propaga per talea e per semina ed in misura minore per propaggine.
Come per la quasi totalità degli arbusti e rampicanti, si preferiscono le tecniche di riproduzione agamiche, come la riproduzione per talea e per propaggine, che assicurano nuovi esemplari con le stesse caratteristiche della pianta madre. Le talee lunghe 8-10 cm vanno prelevate da tralci semilegnosi da fine giugno a settembre e lasciate radicate in un terriccio composto da sabbia e torba in parti eguali. Quando hanno radicato vanno travasate in contenitori singoli, dove restano fino alla primavera successiva, per il definitivo impianto in vaso o piena terra. La propaggine, da eseguire a fine estate-inizio autunno consiste nel far radicare una ramo a 30-40 cm dall’apice senza staccarlo dalla pianta, ma curvandolo ed interrandolo nel punto di maggiore curvatura. Trascorsi 10-12 mesi, una volta che la parte interrata del ramo ha emesso le radici, viene separato dalla pianta madre, dando vita ad una nuova pianta. Il periodo migliore per la semina in appositi semenzai va da settembre a novembre.
Una volta che le piantine hanno raggiunto una grandezza che consente di maneggiarle senza che subiscano danni, vengono sistemate in contenitori singoli, dove restano fino al momento della definitiva messa a dimora in vaso o piena terra. Per informazioni dettagliate sulle tecniche di riproduzione, potete consultare le guide: “Talea”, “Propaggine”, “Semina”.
Per la coltivazione del caprifoglio in vaso, in quanto compatibili, valgono le pratiche colturali viste per la coltivazione in piena terra. In particolare, per i caprifogli in vaso è necessario: assicurare loro un contenitore grande e stabile, in funzione della velocità di crescita della specie e dell’altezza che possono raggiungere anche in vaso; rinvasare la pianta ogni 2-3 anni; sostituire annualmente lo strato superficiale del terriccio, senza stressare la pianta, al fine di migliorarne la fertilità; tarare gli interventi di concimazione e annaffiature alle limitata quantità di substrato di cui dispone la pianta in vaso, quantità condizionata dalla capacità del contenitore; sistemare il vaso in una posizione a mezzombra; proteggere le radici del caprifoglio dal troppo caldo e dal troppo freddo, con una pacciamatura di paglia, fogliame o fieno, da realizzare ai piedi dello stesso.
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