L’ortensia rampicante, dalle caratteristiche agli utilizzi e varietà, dalla coltivazione in vaso alla coltivazione in piena terra in giardino, dalle pratiche colturali alle tecniche di moltiplicazione, alle malattie e parassiti.
L’ortensia fa parte dei pochi “veri rampicanti”, come l’edera e il gelsomino, presenti in maniera diffusa nei giardini del nostro paese. Un rampicante che, grazie alle proprie radici aeree, è in grado di aggrapparsi autonomamente a qualsiasi sostegno, naturale, come le altre piante, o artificiale, come i graticci predisposti dall’uomo. Varietà di rampicante che non richiede di essere guidata e/o legata, come le rose e le clematidi rampicanti. In mancanza di sostegni che le consentano di svilupparsi in altezza, l’ortensia assume un portamento strisciante e le radici aeree diventano radici tradizionali, che si aggrappano e si espandono nel terreno, creando spontaneamente i presupposti per dar vita a nuove piante con la tecnica di riproduzione per propaggine. L’ortensia rampicante è una pianta a crescita lenta, mediamente alta 7-8 m, ma che può superare i 10m. Conosciuta anche con il nome di Hydragea anomala petiolaris o Hydragea scandens, durante l’intera stagione estiva offre una piacevole e vistosa fioritura a scalare, caratterizzata da grossi fiori ombrelliforme color bianco- panna, cui fa da contorno un bellissimo e abbondante fogliame verde lucido. Di origine giapponese, appartiene alla famiglia delle Hyrangeaceae
E' una pianta che non teme il freddo, predilige un clima temperato fresco, ma con le dovute cure sopporta anche temperature che durante l’inverso scendono di diversi gradi sotto lo zero. Non è particolarmente esigente, sia per esposizione che per terreno. Vive bene sia in una posizione soleggiata che a mezzombra, persino completamente in ombra. Risulta idoneo un terreno medio impasto in cui ghiaia, torba, argilla e nutrienti sono presenti in misura tali da assicurare un buon drenaggio ed un terreno umido e ricco di humus.
Il periodo migliore per la messa a dimora delle piantine di ortensia rampicante sia comprate presso fioristi, vivai, garden center che ottenute con le tecniche di propagazione agamiche, quali talea e propaggine, coincidono con le stagioni miti, primavera e autunno, a seconda che si tratta rispettivamente di varietà sempreverdi o a foglie caduche. Per l’impianto bisogna procurare un contenitore sufficientemente grande o scavare in giardino una buca doppia al pane che contiene la massa radicale. Sul fondo del vaso o della buca, bisogna sistemare a partire a dal fondo uno strato di 3-4 cm di ghiaia per il drenaggio, uno strato di egual spessore di stallatici maturo, per fertilizzare il substrato, quindi uno strato di terriccio per evitare il contatto diretto delle radici con lo stallatico. A questo punto bisogna sistemare la pianta nel vaso o nella buca e apportare il terriccio necessario per colmare lo spazio tra il pane ed il perimetro interno del vaso o della buca. L’operazione si conclude pressando il terreno alla massa radicale, compattandolo con una sottile innaffiatura e sistemando gli opportuni sostegni.
L’ortensia rampicante è una pianta che non richiede di essere annaffiata con eccessiva frequenza, soprattutto se coltivata in piena terra, in un terreno fresco e profondo, in cui le radici sono libere di espandersi in profondità alla ricerca terreno più umido e ricco di elementi nutritivi. Per i rampicanti in piena terra o in vaso sistemati su balconi e terrazzi, l’intervento dell’uomo deve integrare le annaffiature naturali delle piogge. Ovviamente gli esemplari in vaso, che dispongono di una quantità di terriccio limitata alla capacità del contenitore, richiedono maggiore cura anche con riguardo agli interventi di annaffiature. Sia in vaso che in piena terra, la pianta va innaffiata quando il terreno risulta completamente asciutto. Frequenza e intensità degli interventi dipendono dalla stagione, dalla piovosità della stessa, dalla zona climatica. A scopo puramente indicativo, in una zona caratterizzata da un clima temperato fresco: durante l’inverno gli interventi dell’uomo vanno sospesi, alla pianta bastano le piogge; durante la primavera e l’estate potrebbe bastare innaffiare ogni 3-4 settimane; durante l’estate potrebbe essere necessario annaffiare almeno 1 volta alla settimana.
A fine autunno-inizio inverno, interrare ai piedi della pianta letame maturo o concime granulare bilanciato a lenta cessione. Durante il periodo vegetativo, da marzo a settembre, per ottenere una rigogliosa fioritura, da far durate per l’intera stagione, mensilmente, bisogna diluire nell’acqua destinata all’irrigazione concime liquido a base di fosforo e potassio.
Per le ortensie rampicanti in piena terra, il ridimensionamento dei tralci per favorire l’emissione di nuovi getti cui fa capo la successiva fioritura, può essere eseguita sia in autunno che a fine inverno.
In genere si preferisce potare a fine inverno nelle aree a clima temperato freddo, mentre per gli esemplari coltivati in vaso la scelta è alquanto indifferente, anche se si preferisce operare in autunno, a prescindere dalla zona climatica, dal momento che le piante in vaso si prestano più facilmente ad essere preservate da situazioni particolarmente avverse. In ogni caso, con l’arrivo della primavera è d’obbligo un intervento di pulizia per recidere dalla base i rami compromesso dal freddo e dalla gelata dell’inverno, gli eventuali rami secchi o spezzati. In tutti gli interventi bisogna utilizzare utensili bene affilati e disinfettati, eseguendo tagli netti e obliqui, senza sfrangiature, che possono diventare veicoli di infezioni e patologie fungine.
Nelle zone caratterizzato da un clima particolarmente freddo, durante la stagione invernale è opportuno proteggere la massa radicale con una pacciamatura da eseguire ai piedi della pianta con agritessuto, o materiale naturale, come fogliame o paglia.
L’ortensia rampicante va rinvasata ogni 3-4 anni ed in ogni caso quando la massa radicale ha ridimensionato in maniera apprezzabile lo spazio inizialmente destinato al terriccio, per cui diventa necessario annaffiare e concimare con eccessiva frequenza, mentre risulta sempre più difficile proteggere le radici dalle escursioni termiche. Anche se l'ortensia è "vero rampicante", in presenza di tralci particolarmente legnosi ed in considerazione del peso della fioritura, potrebbe ravvisarsi la necessita di assicurarli in qualche modo al sostegno.
Per seme, per propaggine per talea. Le talee di 8-10cm, prelevate in piena estate da getti laterali semilegnosi vengono messe a radicare in un terriccio composto da torba e sabbia in parti eguali. Una volta radicate le talee vengono piantate in singoli contenitori, in attesa di essere trapiantati nella definitiva dimora in piena terra o vaso, con l’arrivo della primavera o l’autunno successivo, a seconda se sempreverdi o a foglie caduche. Con la tecnica di riproduzione per propaggine, a fine primavera-inizio estate, da maggio a luglio, si incurva un ramo basale giovane e flessibile a 25-30cm dall’apice e lo si interra nel punto di massima curvatura. Per evitare che lo stelo piegato possa tornare nella posizione originale, si provvede ad ancoralo ad un tutore o a bloccarlo sotto il peso di un sasso. Trascorsi 9-12 mesi circa, quando il ramo ha messo le radici lungo il tratto interrato, viene separato dalla pianta madre e messo nella dimora definitiva dando origine ad una nuova piantina. Durante questo periodo il ramo continua ad essere alimentato dalla pianta madre. Le tecniche di riproduzione cosiddette agamiche, quale la talea e la propaggine, vengono preferite, soprattutto a scopo domestico e amatoriale, sia perché più facili da realizzare rispetto alla semina, sia perché assicurano nuove piante con le stesse caratteristiche della pianta madre. La semina, viene in genere eseguita nei semenzai e la germinazione avviene mediamente nell’arco di 4-6 settimane, in funzione della specie e delle condizioni climatiche. Per approfondimenti sulle tecniche di propagazione dell’ortensia rampicante, potete consultare le guide: “Talea”, “Propaggine”, “Semina”.
Malattie da fungo, come lo oidio o mal di bianco, afidi, cocciniglie e ragnetto rosso. Lo oidio si manifesta con una muffa polverosa e biancastra che investe la parte aerea della pianta, in particolare le foglie che tendono a deformarsi. Si combatte con fungicida a base di zolfo e recidendo i rami coinvolti dal fungo, mentre si previene cercando di rendere l’ambiente meno umido, riducendo le annaffiature per frequenze e intensità e assicurando al terriccio un buon drenaggio. Gli afidi o pidocchi della pianta succhiano la linfa della pianta: Le loro punture possono diventare veicoli di virus e infezioni. Si combattono con insetticida e rimuovendo gli steli particolarmente infestati, che vanno possibilmente bruciati. Si prevengono cercando di evitare ambienti caldi-umido. Le cocciniglie, oltre che con gli insetticidi, possono essere rimosse manualmente con un cotton fioc o con un pennellino imbevuti di alcool. La presenza del ragnetto rosso viene segnalata dalla presenza di piccole ragnatele tra i tralci. Si combattono con insetticida e si cercano di prevenire evitando di sfrangiare i tagli in occasione delle potature, nonché utilizzando attrezzi affilati e sterilizzati. Per approfondimenti su come riconoscere e prevenire lo oidio, gli afidi, le cocciniglie ed il ragnetto rosso, potete consultare rispettivamente le guide: “Oidio” “Afidi” “Cocciniglia” e “Ragnetto rosso”.
Oltre quanto visto finora, in particolare, per gli esemplari coltivati in vaso su balconi e terrazzi occorre: utilizzare contenitore sufficiente capiente e stabile, in considerazione delle dimensioni che può raggiungere la varietà, anche se coltivata in vaso; orientare la scelta verso rampicanti che da adulte non superano i 2,5m di altezza; scegliere per il vaso una posizione parzialmente soleggiata; utilizzare un terriccio per pianta acidofile, leggero, fertile e ben drenato; regolare gli interventi di concimazione e annaffiature per frequenza e intensità alla quantità limitata del substrato; rinvasare la pianta ogni qualvolta il terriccio diventa insufficiente per la crescita della massa radicale, mediamente ogni 3-4 anni, utilizzando ogni volta contenitori adeguati alle nuove dimensioni della pianta.
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